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Calabria. Ti innamorerai.

Colpa dell’oracolo di Delfi se dal VII secolo avanti Cristo ondate di Greci sbarcarono in massa sulle coste calabresi.

“Go West” fu anche allora la parola d’ordine. Quando si guardarono intorno, quei viaggiatori restarono un po’ straniti.  Erano “all’estero”, ufficialmente. Ma non sembrava per niente. Tutto ricordava casa. Anche gli odori.

E insomma tanto ci si trovarono bene, in quella fotocopia di Grecia , da fondarci una serie di colonie :Reggio Calabria, Locri, Gerace, Stilo, Caulonia.  Era nata la Magna Grecia.

Anche qui, lo stesso mare incontaminato di Creta o di Delo, le stesse spiagge deserte e i colori fiammeggianti di certi tramonti che si vedono solo sullo Jonio.

Reggio Calabria.

Fondata sullo Stretto di Messina, nel punto in cui lo stretto si apre tra il mare Ionio e il mar Tirreno, gode di un clima mite per quasi tutto l’anno . E’ stata la più antica e importante colonia greca, fondata dai Calcidesi intorno alla metà del VII secolo a.C.
Bellissimo è il suo lungomare, definito da D’Annunzio “il più bel chilometro d’Italia”. Da qui, in certe giornate, si può assistere al fenomeno della “ Fata Morgana”, quando Messina, la città dirimpetto, si specchia nelle acque turchine dello Stretto.
A Reggio, da visitare le Mura Greche,  il Castello Aragonese, il Duomo, la chiesa degli Ottimati e il Museo della Magna Grecia, dove si trovano importantissimi reperti archeologici come la “Testa del filosofo”, i “pinakes” di Locri e soprattutto i famosi Bronzi di Riace.

Locri

Fondata intorno al VII secolo a.C., Locri rivaleggiò per importanza e potere con Reggio Calabria.  E’ l’antica Locri Epizephiri, città magno greca  i cui scavi si trovano a pochi chilometri di distanza, nel comune di Portigliola. Particolarmente interessante è la vasta area archeologica e il  Museo Nazionale. E’ qui, a Locri, che nacquero il legislatore Zaleuco e la poetessa Nosside.

Gerace, "lo sparviero"

E’ la” perla dello Jonio”, imperdibile balcone affacciato sulla costa di Locri. Bellissima cittadina di impianto medievale, magnificamente conservata e ben tenuta, ricca di chiese e palazzi d’epoca. Vi si possono ammirare un Castello e una splendida Cattedrale normanna, oltre a numerosi edifici di epoche architettoniche diverse.  Visitatela di sera, col fresco, alla luce dei lampioni. I negozi, i ristoranti, le artigiane della locale filanda, i vasai stanno aperti fino a tardi.
Gerace, grazie al suo incanto architettonico e al suo fascino, è entrata a far parte del Club “I borghi più belli d’Italia”.

Stilo

La sua origine risale alla distruzione della città di Caulonia (Kaulon) Lla “Cattolica”, luogo di culto voluto da alcuni eremiti basiliani, provenienti dalla Grecia, fu edificata in epoca bizantina. La chiesa ricorda, nel suo assetto, alcuni edifici del Peloponneso, dell’Armenia e dell’Anatolia.
Stilo diede i natali a Tommaso Campanella, filosofo tra i maggiori del tempo.

La storia della città e le sue bellezze architettoniche attraggono schiere di visitatori. Famoso il “palio di Ribusa”, la prima settimana di agosto.

Pentedattilo

A 30 minuti da Reggio Calabria, addossato a una rupe che ricorda una mano aperta (Pentidattilo: cinque dita) protesa verso il cielo. Un antico borgo grecanico, un dedalo di viuzze e un intrico di casette che ammaliarono Edward Lear, grande viaggiatore inglese dell’Ottocento.
“La visione è così magica –scrisse Lear-  che compensa di ogni fatica supportata per raggiungerla: selvagge e aride guglie di pietra lanciate nell’aria, nettamente delineate in forma di una gigantesca mano contro il cielo… mentre l’oscurità e il terrore gravano tutto l’abisso circostante”.
Alla base della rupe, quel che resta di un antico villaggio, feudo degli  Alberti e di un convento dei Domenicani di epoca medievale

"...l’apparire di Pentedattilo è perfettamente magico, e ripaga qualunque sacrificio fatto per raggiungerla. Selvagge sommità di pietra spuntano nell’aria, aride e chiaramente definite in forma (come dice il nome) di una mano gigantesca contro il cielo, le case di Pentedattilo sono incuneate all’interno delle spaccature e dei crepacci di questa piramide spaventosamente selvaggia..."

Melito Porto Salvo 

A 20 minuti di automobile dalla Rocca del Vento, una delle spiagge più suggestive della costa, con l’Etna sulla sfondo. Città di 11 mila abitanti dotata di ospedale, supermercati, negozi, bar e pasticcerie fra le più rinomate della zona. Centro agrumicolo (qui convergono la maggior parte dei bergamotti che si coltivano sulla fascia costiera per l’estrazione della famosa essenza, indispensabile nell’industria dei profumi e nel settore alimentare), Melito (pronuncia con l’accento sulla “e”)  nacque fra il IV e il V secolo d.C. Era una piccola stazione di cambio per chi viaggiava da Reggio a Locri (decastadium).

Gallicianò

si raggiunge percorrendo 7 Km dal bivio di Condofuri Marina. Le viuzze dell’antico villaggio, che sorveglia la fiumara dell’Amendolea, portano i nomi di Zeus, Penelope, Fidia, Ulisse. Studiosi tedeschi, inglesi, greci, italiani, salgono fin quassù per studiare l’antica parlata di una popolazione, ormai numericamente striminzita, che ancora s’intende con le scolaresche e i gruppi di scout greci che arrivano dalla “madre patria” e con un po’ di buona volontà “capiscono” un po’ del grecanico parlato qui.
Dalla strada che sale a Condofuri Superiore, è visibile il villaggio di Amendolea con i resti dell Castello Normanno appartenuto ai Ruffo.

Bova

il centro grecanico più importante del comprensorio ionico. Arrocato in cima a un colle alto più di 800 metri, Bova fu antichissima sede vescovile e seguì il rito ortodosso, introdotto dai monaci basiliani, fino al XVII secolo. Anche qui si parla il grecanico, a salvaguardia del quale è nata l’associazione Jalò Tu Vua e l’Istituto Superiore di Studi Ellefoni.

Condofuri, Roccaforte del Greco.

E’ il cuore dell’area grecanica. Merito della fiumara dell’Amendolea, che un tempo doveva essere navigabile, almeno per un tratto. Qui, i Greci sbarcati sulle coste stabilirono alcuni loro insediamenti approfittando dell’asperità della montagna che s’impenna subito dietro la fascia costiera.  Area di notevole interesse culturale, e di grande fascino paesaggistico, con la fiumara che biancheggia nelle notti di luna e i “giardini”  (olivieti, agrumeti, orti) che si allargano sui bordi della fiumara.

Roghudi

A poco più di 600 metri sul livello del mare, a strapiombo sulla fiumara, sorge il vecchio abitato di Roghudi, una specie di nido d’aquila ormai abbandonato dai suoi vecchi abitanti che dopo le alluvioni dei primi anni Settanta si trasferirono in massa alla marina. Ancora più all’interno, invisibile agli occhi dei pirati saraceni che scorrevano le acque del basso Jonio è Roccaforte del Greco, posizionato sul lato meridionale dell’Aspromonte a 971 metri sul livello del mare.
A pochi  chilometri da Condofuri sorge

Le spiagge

Lunghissimi tratti liberi di sabbia bianca, finissima, alternati a “lidi” attrezzati. Uno dei mari più belli e trasparenti d’Italia. Certamente il più caldo. Dalla Rocca del Vento alle spiagge di Melito e di Marina di San Lorenzo, tra le più belle dei dintorni, sono 20 minuti di automobile. Di giorno in acqua o al sole, magari all’ombra dei canneti, alla foce dell’Amendolea. Di sera al fresco, tra gli olivi della Rocca del Vento…

A tavola, tra mare e monti…

Quella calabrese è una cucina semplice e genuina, in cui sapori mediterranei   si fondono con quelli di una cucina campagnola e montanara deliziosamente “povera”. Magnifici i maccheroni fatti in casa conditi con ragù di capra (ad agosto), maiale o manzo; gli spaghetti con le acciughe salate e la mollica ripassata in padella, le caponate, la parmigiana. E poi lo stoccafisso, le frittole, le alici ripiene, le frittelle di neonata, il pescespada..
Squisiti i formaggi,  le ricotte fresche e quelle salate, nonché i pecorini d’Aspromonte. Di impronta arabeggiante i dolci legati alle più importanti festività religiose: le pastiere e i “cudduraci” a Pasqua, i frutti di pasta reale, i  “petrali” e i torroni a Natale. Imperdibili i gelati  e le granite.
Fra i vini della zona, particolarmente apprezzati quello di Palizzi e di Pellaro.
Se venite ad agosto, non perdetevi le serate di “Paleariza” (antica radice, in greco),  itinerante festival  etno-culturale-musicale, che si svolge annualmente nell’area grecanica. Canti, balli, recite, tarantelle… E poi tutti a tavola, per gustare le specialità dei paesi che ospitano le serate del festival.

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